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Digital Divide, l'Italia della rete che va a due velocità


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Sono alcuni anni che si trascina il problema del Digital Divide in Italia. Per Digital Divide si intende quella situazione per cui una parte della popolazione è esclusa dall’accesso alla rete per motivi tecnici o culturali. E’ chiaro che in mancanza di un’infrastruttura adeguata non ci sia spinta culturale che possa migliorare la situazione, per cui, probabilmente, conviene concentrarsi sulle questioni tecniche.

In Italia, in questi mesi, si sta parlando della necessità e della possibilità di estendere l’accesso a banda larga a tutte le aree del paese. Si sta parlando di portare almeno una linea a 2 Mb in ogni casa o ufficio e quindi permette l’accesso al web moderno. E’ vero che, utilizzando la normale linea telefonica si ha a disposizione una connessione a 56k, ma questa, oltre a essere più costosa dell’ADSL in caso di un uso superiore ad un’ora quotidiana, non permette certo un accesso ai servizi web moderni. Tutto questo si traduce nel fatto che il nostro paese è sempre il fanalino di coda nella penetrazione della banda larga tra i paesi industrializzati.

Sono esclusi dal mondo della rete molti italiani che vivono in aree rurali a bassa densità. In questo caso il gestore della rete non ha una reale convenienza ad aggiornare l’infrastruttura perché il ritorno economico sarebbe limitato. D’altro canto però anche nelle grandi città le difficoltà non mancano. Purtroppo, quando si pensò di privatizzare e aprire il mercato della telefonia fissa, si lasciò la rete fisica in mano a Telecom Italia. Questa azienda ha ovviamente l’obbligo di dare la possibilità ad altri gestori vendere i loro servizi in cambio di un compenso. Però è evidente che c’è un conflitto d’interessi, Telecom fornisce un servizio ai propri concorrenti, e le lamentele non mancano. Anche perché il servizio universale che è previsto sia fornito da Telecom non include l’ADSL.

La necessità di non perdere il treno della rete è stata espressa al Governo dal rapporto Caio, che se realizzato, sarebbe una soluzione: rete cablata nelle città e rete wireless per il resto. Purtroppo sembra che senza una spinta costante da parte dello Stato le cose procedano molto lentamente o rimangano quasi ferme. Ad un anno di distanza dalla gara per l’assegnazione delle frequenze del WiMax forse qualcosa comincia a muoversi anche se nel frattempo ad agire sono stati gli operatori di telefonia mobile che hanno trovato una nuova utile applicazione per le loro reti 3G. Un gruppo di parlamentari propone la connettività tramite rete elettrica, in altri paesi sembra tornare il satellitare, speriamo che tutta questa agitazione porti a dei risultati concreti.files/files/

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