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Sentenza Google: il futuro di Internet in Italia


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Gli ultimi tempi sono assai difficili per Google: attacchi dalla Cina, la concorrenza di Microsoft (elenchiamola, và!), la crisi globale. In Italia poi è messa anche peggio: il decreto Romani che vorrebbe equiparare i grandi soggetti web a degli editori responsabili e, in definitiva non tanto distante, il caso Google – Vividown.Un breve riassunto per chi è stato ibernato per gli ultimi 4 anni. Nel maggio 2006 un gruppo di studenti diciasettenni maltrattano un proprio compagno down e riprendono la scena col telefonino. L’8 settembre lo caricano su Google Video. Il 7 novembre il video viene definitivamente rimosso quando partono le denunce. Nel frattempo era stato visto circa 2000 volte, poi diventa un caso e sale al 28° posto dei video più visti. Partono le indagini, la polizia tra le altre cose perquisisce la sede di Google anche se questa collabora e alla fine gli autori del gesto vengono identificati.
Ma l’inchiesta non si ferma e le denunce per diffamazione, dei genitori del ragazzo, e quella di lesione della privacy, dell’associazione Vividown di Milano, portano nel Novembre 2008 a un rinvio a giudizio per quattro dirigenti di Google: David Carl Drumond, all’epoca presidente del Cda di Google Italia, George De Los Reyes, membro del Cda e poi ad di Google Italia, Peter Fleitcher, responsabile delle politiche sulla privacy per l’Europa di Google Inc e Arvind Desikan, responsabile del progetto Google Video per l’Europa. Successivamente i genitori ritirano la propria denuncia e pochi giorni fa arriva la sentenza di primo grado per quello che è diventato il caso Google-Vividown: 6 mesi di carcere per David Carl Drumond, adesso senior vicepresidente, per George De Los Reyes, ora in pensione, e per Peter Fleitcher. Ovviamente la pena è sospesa. Arvind Desikan non è stato condannato perché accusato della sola diffamazione.

Come al solito quando vengono condannati degli americani interviene anche la Casa Bianca con una protesta tramite l’ambasciata.

Tralasciando tutta la questione giuridica, cosa vuol dire tutta questa storia? Che in Italia si sta cercando di far passare un principio: chi offre spazio sul web è responsabile di quello che viene caricato e quindi dovrebbe effettuare dei controlli preventivi. Una cosa tecnicamente costosa che porterebbe al blocco molte delle attività che da sempre contraddistinguono la rete: lo scambio di informazioni, opinioni e quant’altro. Poco tempo fa si dibatteva sulla responsabilità dei blogger sui commenti. Sembra che la volontà sia quella di mettere sempre più paletti, in modo da poter colpire quando serve, caricando responsabilità a cui certi soggetti non possono far fronte.

Questa sentenza fa il paio con lo scontro tra Google e i media tradizionali (giornali e TV). Questi ultimi si trovano di fronte un nemico che usa delle armi a cui non sanno reagire perché troppo avanzate. Come se un cavaliere dotato di spada affrontasse dei barbari con le clave. E il barbaro cosa fa? Invoca il dio Lex per ricevere un aiuto, in nome del copyright.

Ora mi rifiuto di pensare che l’associazione Vividown, i PM e  i giudici coinvolti siano il muscolo di una mente che difende il diritto d’autore, ma penso che abbiano agito in buona fede, basandosi anche su quello che sembra essere l’andazzo. In Italia una sentenza non ha valore di legge, ma i precedenti hanno sempre il loro peso nelle varie interpretazioni e qui le cose potrebbero degenerare. Google ci abbandonerà come ha fatto per la Cina?

Sempre più spesso Internet viene rappresentata come una bolgia dove si sviluppano dei fenomeni orrendi che vanno bloccati. Il caso di pedofilia, di razzismo, di violenza, diventa un pretesto per stringere un po’ il cappio. Lo strumento che ha permesso a miliardi di persone di gridare al mondo le proprie cazzate e i propri pensieri importanti è visto come il nemico da combattere, sul piano economico e sul piano sociale. Se anche vincesse il Nobel della Pace non cambierebbe nulla. L’Iran e la Cina sono sempre più vicine, però nel frattempo mi godo la libertà che ancora abbiamo e pubblico questo articolo!

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