Libertà d'espressione nei paesi del male (tipo l'Iran)

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Vivere in Iran deve essere proprio brutto. Hai un presidente che si veste proprio male e che per ripicca chiude Facebook prima delle elezioni.

Quando ci lamentiamo dell’Italia, quando diciamo che c’è il rischio di una nuova dittatura, che non c’è libertà di espressione e che ormai tutto si basa sulla tettocrazia dovremmo provare a immaginare di vivere in un paese del male, tipo l’Iran.

Pare che Ahmadinejad abbia deciso di filtrare il traffico da e verso il famoso social network e quindi impedire ai quasi 160.000 utenti di svolgere le loro abituali attività di tipo social. Ufficialmente il motivo è di ordine morale, ma non è difficile capire che il tutto serva a mettere i bastoni tra le ruote degli attivisti dell’opposizione. Internet è troppo libera? Allora limitiamola, avrà pensato.

Fin qui tutto quasi normale. Però se uno abita in un paese del male allora dovrà aspettarsi il peggio del peggio. Poiché l’Iran, assieme a Cuba, Sudan, Siria, Corea del Nord, è nella lista dei paesi del male, secondo la concezione americana, ed è sottoposto a embrago allora il governo degli Stati Uniti ha deciso che non è il caso che gli abitanti di questi paesi non abbiano diritto ad utilizzare MSN. Microsoft ha fatto spallucce e ha obbedito.

Il risultato che in Iran non è possibile accedere a Facebook (e altre migliaia e di siti) per decisione interna e a MSN per decisione esterna. Che le due parti siano d’accordo? Guai solo a pensarlo, eh!files/files/