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Webnology

Pensieri, commenti e altre robe così… però tutto molto tech'n'cool!

Microsoft e Google, la lotta per il controllo del Web

Mostro GoogleE’ notizia di oggi che Google ha lanciato un nuovo servizio: GoogleDNS. Per chi ancora navigasse con i DNS del proprio provider sono quindi a disposizione due nuovi server (8.8.8.8 e 8.8.4.4) che promettono di navigare più veloce, più sicuri, più neutrali, bla bla bla. OpenDNS ovviamente protesta perché vede un agguerrito concorrente entrare nel suo giardinetto dicendo che loro offrono già un servizio con esattamente quelle caratteristiche, per cui quello di Google è una pura sovrapposizione, e sottolineano questa stranezza ipotizzando che Google voglia mettere una testa di ponte in questo settore strategico. Continua a leggere »

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Il Web è veramente marrone?

verdureQualche giorno fa ho letto un articolo proveniente dai feed di AlterVista intitolato “Il web è veramente uno schifo“. L’articolo faceva delle considerazioni sul fatto che il tanto amato web 2.0 è in realtà un mondo in cui tutto viene copiato, riciclato, rielaborato, spacciato per proprio. E’ sicuramente un fatto vero che molti webmaster non rispettano il prossimo e semplicemente fanno copia e incolla di contenuti prodotti da altri. L’articolo termina con un post scriptum del genere “ah ho dimenticato…” (trasposizione di un modo di dire che ha senso solo nella comunicazione verbale… cavolo se scrivo un articolo lo rileggo almeno una volta! ndCaribe) che dice “Dopo le brutte esperienze avute non posto quasi più nel web contenuti originali, ma solo cose scopiazzate per passatempo.“. Più che una resa una nuova presa di posizione. Continua a leggere »

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Internet si accentra su pochi soggetti. Cosa buona o cosa cattiva?

Un recente studio dell’università del Michigan, durato due anni, ha stabilito che Internet si sta riorganizzando. E che gran parte del traffico si sta sempre più concentrando su pochi soggetti. Un cambiamento rispetto alla rete dominata dal P2P fino a pochi anni fa. Continua a leggere »

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Giornalismo 2.0? Studio Aperto meno affidabile di un blog qualunque

Nell’ultimo post commentavo le esternazioni di De Benedetti e chiudevo facendo allusione al fatto che i “giornalisti”, cioè quelle persone che hanno studiato e sono iscritti ad un albo per esercitare la propria professione, prendono sempre più cantonate dal web. Ecco un altro esempio…

Studio Aperto (ok, va bene, non è esattamente un telegiornale, ma ci lavoreranno dei “giornalisti”, spero) ha mandato in onda un servizio nel quale parlava dei recenti disastri nel sud-est asiatico. Parte delle immagini erano però tratte da un video del 2007 sulla tempesta che si era abbattuta sull’Heineken Jammin’ Festival di Mestre… fantastico! Casualmente è stato un blogger a scoprire il fatto.

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De Benedetti: internet sostenga la carta stampata

Già qualche tempo fa, se ricordo bene in Gran Bretagna, qualcuno aveva avanzato una certa ipotesi: Internet sostenga la Televisione. Ovviamente, e sottolineo ovviamente, si alzò un coro di voci contrarie a tale proposta. Che razza di idea è quella di finanziare un sistema obsoleto come la TV ottenendo il denaro dal mezzo del futuro? E’ come se a inizio ‘900 si fosse imposta una tassa sulle auto per finanziare la produzione di carrozze. Una cosa senza senso.

Qualche settimana fa Rupert Murdoch, a capo di News Corp, ha deciso che le news su internet devono essere pagate. La cosa va un po’ contro il modello che ha consentito la crescita di servizio fino ad diventare il servizio che oggi conosciamo, ma ognuno è libero di applicare il modello economico che preferisce. Sarà il mercato a decidere se è un modello è vincente oppure no.

Ma veniamo a noi. Si sà che gli imprenditori di casa nostra sono delle cime. A casa nostra gli investimenti delle aziende sono sempre stati copiosi perché chi gestisce il denaro sà che investendo tempo e risorse si verrà ripagati. Spero che il lettore abbia colto il tono sarcastico. Ieri il presidente de l’Espresso, Carlo de Benedetti, ha espresso i propri pareri su quello che dovrebbe essere fatto per tenere in vita l’editoria della carta stampata.

Facciamo due considerazioni. Attualmente i giornali italiani, ma non solo, sono in crisi. Vendite in calo, costi che si alzano. Internet è sicuramente una delle cause principali: le persone che leggono i giornali sono quelle più orientate alle novità e che hanno trovato in Internet una fonte inesauribile di notizie, approfondimenti, ecc… L’altra è la tanto sbandierata crisi che ha ridotto gli introiti pubblicitari. De Benedetti se la prende anche con Google, in particolare Google News, che copia un articolo di una fonte e la propone all’interno delle sue pagine, lucrandoci grazie ai suoi banner pubblicitari. Se da una parte questo sistema porta notorietà alla fonte originale, dall’altra la penalizza economicamente. Può essere un vantaggio per un piccolo blog amatoriale, ma è un problema per un’azienda che deve pagare degli stipendi. Se ne sta parlando proprio in questi giorni per trovare una soluzione e l’intervento del presidente de L’Espresso rientra in questo discorso.

Fin qui nulla da obiettare. Inquietanti invece le soluzioni che De Benedetti propone.

La prima proposta è che i giornali passino completamente al web. Facendo un parallelo col passaggio della televisione dall’analogico al digitale De Benedetti propone di finanziare i giornali per fare lo loro, storica, metamorfosi. Cosa mi tocca sentire! Il parallelo è completamente fuorviante: la televisione cambia l’infrastruttura (l’etere) che è data in concessione dallo stato. Visto che è lo stato a imporre il cambio si accolla una parte delle spese. Internet invece è un’entità privata che lo stato stenta a controllare. Se il mercato indica una direzione allora sono i soggetti che ci lavorano a doversi semplicemente adattare. Se i giornali hanno ignorato per anni il problema è solo colpa loro e non si capisce perché dovrebbero arrivare dei soldi.

De Benedetti anticipa le obiezioni e trova delle alternative con una seconda proposta.  Se i soldi non possono arrivare per passare totalmente al web allora che si finanzi per mantenere in vita i giornali. Tra l’altro i giornali ricevono già finanziamenti pubblici. Ma da dove dovrebbero arrivare i danari? Dai provider! Carlo de Benedetti, presidente de L’Espresso, equipara i provider a Sky. Sky offre una televisione a pagamento e rigira parte degli utili a chi produce i contenuti. I provider dovrebbero fare la stessa cosa. Peccato che non possiedano internet e che i produttori di contenuti sono talmente tanti che si finirebbe per avvantaggiare i soggetti grandi ignorando i piccoli, come questo blog. Assurdo insomma. Anche considerando che in teoria lo stato dovrebbe partorire un’idea per dare accesso broadband a tutti gli italiani, tenendo presente la mancanza di fondi.

Insomma De Benedetti cerca di attirare risorse che non gli spettano. La mancanza di idee e di investimenti di entità nate 200 anni fa comincia a far sentire i suoi effetti. Bisogna stare al passo coi tempi. In effetti i giornalisti che De Benedetti presenta come dei professionisti eccellenti spesso e volentieri attingono a piene mani da Wikipedia!files/files/

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Il Manifesto di Internet

Internet è il posto più bello del mondo, ignoriamo per un attimo alcuni suoi aspetti negativi che però non sono nati con Internet. Purtroppo però alcune persone non capiscono Internet, ne hanno paura, e se sono nella condizione di farlo tentano di imbrigliarla, legiferando in maniera isterica. Internet rappresenta il futuro, come le navi a motore che sostituirono quelle a vela, come le automobili che sostituirono le carrozze, come la democrazia sostituì un governo di pochi.

Questo manifesto, redatto da un gruppo di blogger tedeschi, vuole rappresentare il manifesto della nostra epoca, delle nostre idee sul mondo virtuale dove si annulla lo spazio e la collaborazione diventa un principio fondamentale in un mondo fatto di conoscenze. Il manifesto è poi stato ripreso da noi da un giornale e da un politico, speriamo che serva a qualcosa… Continua a leggere »

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Oggi sciopero

Sciopero dei BlogDomani, 14 Luglio 2009, sciopera anche Webnology per opporsi a tutte le iniziative che vogliono portare alla chiusura di Internet nella sua forma democratica. Purtroppo ogni tanto (spesso) i politici ne inventano una nuova per ridurre la libertà del popolo della rete e per farlo utilizzano qualche stupido pretesto. La Cina insegna e i nostri politici hanno imparato la lezione.

La protesta è contro l’articolo del DDL sicurezza che introduce l’obbligo di rettifica. In pratica prevede che se su questo blog dico qualcosa che non garba a qualcun’altro, lui mi avvisa e io non rettifico entro 48 ore sono punibile con una somma che può arrivare ai 12.000 euro. “Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono“.

Il problema dov’è? La carta stampata prevede già una simile normativa. Ma le testate giornalistiche hanno una redazione che lavora tutti i giorni per cui una rettifica è sempre possibile. Tantissimi blog sono invece gestiti da singole persone nel tempo libero, per cui una richiesta può essere facilmente disattesa e di conseguenza parte la relativa denuncia, processo… il solito circo burocratico che tutti conosciamo.

Il DDL è già passato alla Camera con la fiducia, ma a quanto pare il Presidente Napoletano si è espresso in modo contrario per l’uso della fiducia anche in Senato, cosa che permetterebbe l’eliminazione di questo emendamento. Speriamo bene.

L’idea dello sciopero è stato lanciato dal blog Diritto alla Rete e tantissimi bloggers stanno dando il loro contributo.files/files/

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HADOPI, ci risiamo

eMule die!Come volevasi dimostrare il governo francese ha riproposto la legge per attuare la dottrina Sarkozy per la difesa del diritti d’autore su Internet. Come noto la legge prevede tre avvisi agli utenti identificati come criminali e dopodiché scatta la disconnessione forzata. Continua a leggere »

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Digital Divide, l'Italia della rete che va a due velocità

Sono alcuni anni che si trascina il problema del Digital Divide in Italia. Per Digital Divide si intende quella situazione per cui una parte della popolazione è esclusa dall’accesso alla rete per motivi tecnici o culturali. E’ chiaro che in mancanza di un’infrastruttura adeguata non ci sia spinta culturale che possa migliorare la situazione, per cui, probabilmente, conviene concentrarsi sulle questioni tecniche.

In Italia, in questi mesi, si sta parlando della necessità e della possibilità di estendere l’accesso a banda larga a tutte le aree del paese. Si sta parlando di portare almeno una linea a 2 Mb in ogni casa o ufficio e quindi permette l’accesso al web moderno. E’ vero che, utilizzando la normale linea telefonica si ha a disposizione una connessione a 56k, ma questa, oltre a essere più costosa dell’ADSL in caso di un uso superiore ad un’ora quotidiana, non permette certo un accesso ai servizi web moderni. Tutto questo si traduce nel fatto che il nostro paese è sempre il fanalino di coda nella penetrazione della banda larga tra i paesi industrializzati.

Sono esclusi dal mondo della rete molti italiani che vivono in aree rurali a bassa densità. In questo caso il gestore della rete non ha una reale convenienza ad aggiornare l’infrastruttura perché il ritorno economico sarebbe limitato. D’altro canto però anche nelle grandi città le difficoltà non mancano. Purtroppo, quando si pensò di privatizzare e aprire il mercato della telefonia fissa, si lasciò la rete fisica in mano a Telecom Italia. Questa azienda ha ovviamente l’obbligo di dare la possibilità ad altri gestori vendere i loro servizi in cambio di un compenso. Però è evidente che c’è un conflitto d’interessi, Telecom fornisce un servizio ai propri concorrenti, e le lamentele non mancano. Anche perché il servizio universale che è previsto sia fornito da Telecom non include l’ADSL.

La necessità di non perdere il treno della rete è stata espressa al Governo dal rapporto Caio, che se realizzato, sarebbe una soluzione: rete cablata nelle città e rete wireless per il resto. Purtroppo sembra che senza una spinta costante da parte dello Stato le cose procedano molto lentamente o rimangano quasi ferme. Ad un anno di distanza dalla gara per l’assegnazione delle frequenze del WiMax forse qualcosa comincia a muoversi anche se nel frattempo ad agire sono stati gli operatori di telefonia mobile che hanno trovato una nuova utile applicazione per le loro reti 3G. Un gruppo di parlamentari propone la connettività tramite rete elettrica, in altri paesi sembra tornare il satellitare, speriamo che tutta questa agitazione porti a dei risultati concreti.files/files/

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Libertà d'espressione nei paesi del male (tipo l'Iran)

Vivere in Iran deve essere proprio brutto. Hai un presidente che si veste proprio male e che per ripicca chiude Facebook prima delle elezioni. Continua a leggere »

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